Arrivo degli Artisti

Learco arrivò al palazzo che l'ora presta appena tingeva di rosa le fronde e i tetti e, sebbene le ferite riportate di recente nel naufragio che lo aveva coinvolto ancora gli dolessero, non riuscì a fare a meno di ammirare lo splendido viale che, tra due file ininterrotte di cespugli fioriti, lo conduceva al palazzo reale.
Socchiuse gli occhi e l'emozione del momento gli fece tornare alla mente e al cuore il suo passato, le difficoltà dei primi giorni, quando smarrito e confuso si era presentato alla città dove si era ritrovato, lacero e povero.
Ancora quelle semplici e innocenti parole, che erano sgorgate dal suo cuore, gli risuonavano nella memoria.

Citazione :

Madonne e Messeri, io sono giunto
In punta di piè e con fare compunto

Ed eccomi a voi, sembiante dimesso
Lacero, povero e con fare sommesso

Chi sia non so, la memoria è confusa
Graffiato, ferito e con la testa contusa

Forse è ciò che mi annebbia il ricordo?
Forse ho soltanto la mente di un tordo?

Risposte non ho ma dovere mi impone
Dame e cavalieri, di dirvi il mio nome

Se esso sia vero oppure sia patacca
Certo non son, o mia mente bislacca,

Ma solo un nome in mente ho chiaro
Che or faccio mio e a voi qui dichiaro

Come una freccia che scocca dall’arco
Vi giunga mio nome, mi chiamo Learco

Signore, siamo arrivati gli disse il cocchiere aprendo la porta della carrozza.

Learco, facendosi sostegno di un bastone da passeggio, salì le imponenti scale del palazzo e fu condotto da un solerte valletto nella sala d'attesa del Convivio degli Artisti, dove pesantemente si lasciò cadere su un divano, ma il peso, più che dalle ferite, era determinato dal fatto che ancora egli non aveva realizzato bene quanto fosse successo e non comprendeva come un povero cantore di strada autodidatta potesse essere accolto in un luogo come quello dove le muse risiedevano.
Con un sorriso lasciò che il pensiero si stratificasse e piano chiuse gli occhi alle emozioni in attesa di essere ricevuto.