Palazzo Reale di Napoli
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 Certamen Coronario II "Essere duosiciliano" - 6 Novembre 1459

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Tancredi_rosso

Tancredi_rosso

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Certamen Coronario II "Essere duosiciliano" - 6 Novembre 1459 Empty
MessaggioTitolo: Certamen Coronario II "Essere duosiciliano" - 6 Novembre 1459 Certamen Coronario II "Essere duosiciliano" - 6 Novembre 1459 Empty22/11/11, 04:21 pm

Tancredi_rosso ha scritto:
Tancredi attraversava solennemente gli splendidi giardini che introducono al Palazzo Reale, consapevole del grande avvenimento che presto lì si sarebbe svolto.

Finalmente quel giorno tanto atteso era arrivato. Tutto era pronto. La città partenopea stava per ospitare, per la seconda volta, l'evento culturale più importante del Regno, che avrebbe visto, davanti allo sguardo del pubblico delle Due Sicilie ed al cospetto di Sua Maestà la Regina, incoronare il Poeta di Corte.

In quel Palazzo, opera eccelsa dell'ingegno umano, vedeva riunite le massime espressioni di tutte le arti: l'Architettura, nelle geometrie eleganti dell'edificio, la Pittura, nei dipinti che adornavano le pareti, la Scultura, nelle statue e nei busti che riempivano le varie stanze, la Musica, nelle note che avevano accompagnato l'atmosfera di festa e, infine, la Poesia, nei versi che, di lì a poco, avrebbero recitato artisti provenienti da ogni parte del Regno.
Era un sogno che stava per realizzarsi per la seconda volta. Come quando, da spettatore, aveva assistito al compiersi dell'evento che ora si trovava a presentare.

Era il momento di annunciare l'inizio di quello storico avvenimento.
Guardò la folla che attendeva solo lui, scorgendo alcuni volti noti, tra cui le massime cariche duosiciliane, la Regina stessa, patrocinatrice illuminata dell'evento, la sua amata madre Farewell, vincitrice dell'ultimo indimenticabile concorso, il suo amico e maestro Suare, colui grazie al quale aveva avuto l'onore di inaugurare l'evento.
Finalmente, rompendo gli indugi, si rivolse al pubblico e disse scandendo bene le parole:

Popolo delle Due Sicilie! Stai per assistere ad uno spettacolo indimenticabile! Vedrai, su questo palco, i tuoi valenti poeti recitare i loro versi, per te, e sarai chiamato a giudicare, assieme alla tua Regina e alla Giuria di artisti, il migliore di essi.
Ma non voglio farti aspettare oltre il dovuto, mi limiterò a introdurre i poeti come si conviene, con dei versi che mi auguro troverai all'altezza tua e del momento
”.

E dopo una breve pausa cominciò a recitare:


Nacqui in Abruzzo un dì ormai lontano,
vidi Leboria un giorno recente
che Giovinezza mi prese per mano
per far maturi sia corpo che mente.

Come la spiga che cresce del grano
una passione mi crebbe più ardente,
non far quest'anni passar così invano
senza solcar la mia patria fiorente.

Allor compresi che'l cive del Regno
non si distingue per l'abito esterno,
per il caratter, pe 'l suo portamento;

ma per il marchio d'un unico segno:
in due diviso da terra e governo,
ma alla ricerca del proprio cemento
”.


Poi fece un inchino per ringraziare il pubblicò e osservando Suare avvicinarsi al palco disse: “lascio che sia un artista il cui valore è indubbio a precedere i gareggianti, sicuro che essi non se ne avranno a male per questa attesa...” e si allontanò lasciando la scena libera all'amico.


Suare ha scritto:
Il Magister del "Convivio degli Artisti" si era gustato con gioia i versi dell'amico e collega Tancredi. Avvicinandosi al palco non poteva fare a meno di posare gli occhi su tutta quella folla e poi sullo spendido Palazzo ormai così familiare.

Grazie amico, ottimo sonetto il tuo, l'ho davvero apprezzato. Senza di te questo Certamen non sarebbe stato così bello come lo vedo oggi.

Si guardò rapidamente intorno e poi continuò.

Grazie a voi genti delle Due Sicilie e grazie alle autorità che hanno sostenuto davvero con tanto affetto e dedizione il "Convivio degli Artisti" affinchè tutto potesse procedere per il meglio. Sono certo che questo appuntamento con la poesia continuerà ad esistere e a rappresentare un primo punto di riferimento per l'arte e la cultura Duosiciliana come tanto aveva desiderato la compianta Regina Madonnaluna.

Gli occhi diventarono malinconici per un breve momento.

Non voglio togliere troppo spazio ai veri protagonisti di questo giorno e cioè ai componimenti in gara che sono certo vi delizieranno. Ma prima di andar via vorrei anch'io dare il mio contributo in versi chiedendovi il permesso di eludere la tematica proposta per il concorso a favore di un impegno che presi molto tempo fa nei confronti di una dama nobile e gentile alla quale promisi un sonetto come pegno di gratitudine e di stima. Allora mi affascinò il suo nome ed i modi eleganti ma io, che sono spesso in viaggio e poco mi occupo delle cose che riguardano gli affari di stato, mai avrei potuto immaginare di aver promesso un componimento alla futura Regina del nostro amato Regno ed eccomi adesso a recitare delle rime in Suo onore.

Fece un inchino e schiaritosi appena la voce si rivolse verso Sua Maestà.

Come quel vento dal moto costante
gonfia la vela del navigatore
quando nient’altro che un cupo orizzonte
muto gli appare incutendo timore

Così anche Voi, mia Regina, alla gente
Duosiciliana infondete nel cuore
fiero coraggio anche quando è distante
dalla sua terra rendendole onore

quando viltà ci confonde invidiosa
del nostro Regno e dei versi che creo
immortalandovi guida preziosa

come fu Arianna per il suo Teseo
di un grande popolo, Voi generosa
brezza elegante di nome Aliseo


Fece reverenza alla Regina e successivamente al popolo. Poi annunciò a gran voce:

Dichiaro aperto il Secondo Certamen Coronario Regio!
Che i poeti in gara si facciano avanti!


Si allontanò lasciando il palco a chi tra i concorrenti avesse voluto prendersi l'onore di aprire la gara.


Marcaurelio ha scritto:
Marcaurelio con tutta umiltà di era preparato all'evento.
Aveva cercato di comporre dei versi semplici e divertenti,che sarebbero stati capiti anche dal volgo e non avrebbero sfigurato con gli elaborati più aulici.
Cercando di rimanere nel tema trattato,Marcaurelio aveva fatto una descrizione del Regno delle Due Sicilie essenziale ma corretta,partendo dalla geografia e arrivando al sistema politico vigente.

Arrivato il suo turno,spiegò la pergamena e recitò:





Io sono duosiciliano,
perchè son suddito di Sua Maestà.
Io sono duosiciliano,
perchè la mia casa a Sessa sta.
Io sono duosiciliano,
ma sono anche un laburino.
Io sono duosiciliano,
vivo in un posto grazioso e piccino!

Io sono duosiciliano,
lo dice pure la Costituzione.
Io sono duosiciliano,
perchè ho libertà di religione.
Io sono duosiciliano,
sono uguale proprio a tutti.
Io sono duosiciliano,
ho proprio un sacco di diritti!

Io sono duosiciliano,
ed è pieno di partiti.
Io sono duosiciliano,
dalle chiacchiere tutti divertiti.
Io sono duosiciliano,
posso esprimere il mio voto.
Io sono duosiciliano,
chi governa è ormai noto!


Io sono duosiciliano,
abbiamo pure un Parlamento.
Io sono duosiciliano,
che dibatte ogni argomento.
Io sono duosiciliano,
e alla Regina infine il saluto spetta.
Io sono duosiciliano,
così ti riverisco,Aliseo della Brunetta!


Lorely ha scritto:
Beatrice era in casa quando Cettina richiamò la sua attenzione
"Madame vi ricordate cosa vi chiese vostro marito prima di ritirarsi in convento?"
Beatrice la guardò attentamente cercando di focalizzare il senso di quella domanda
"Cettina! Ehm, cos'è che mi chiese?" balbettò comprendendo che di sicuro Leonardo le aveva lasciato una commissione importante, tanto da mettere al corrente anche la loro domestica visto che ben conosceva i limiti della memoria della sua sposa sempre presa da questo e quell'altro.
"Madame la poesia! Ricordate che vi lasciò in custodia quella pergamena dove scrisse la poesia da portare nel
Certamen Coronario presso il Palazzo di Napoli
"
Beatrice spalancò gli occhi
"Mannaggia Cettina! Vero!!!! Ti prego corri a prendermi la pergamena che vado a spedirla, se non ricordo male dovrebbe aver a che
con "Essere Duosiciliano"
"
Cettina scuotendo la testa andò nello studio di Messer Leonardo e dopo aver alzato gli occhi al cielo per la disperazione prese la pergamena, tornò da Beatrice e gliela consegnò.
Ella intanto stava dando ordini precisi sulla preparazione del viaggio ma quando vide la pergamena le scese un velo di tristezza sentendo maggiormente l'assenza de suo amato, anche se l'indomani sarebbe tornato.
Prese la pergamena, la svolse ed iniziò a leggere quelle frasi compiaciuta dalla bravura di Leonardo
Sorrise per le esatte tanto quanto concrete parole, scritte di sicuro non a caso, ripiegò la stessa e per esser certissima che sarebbe arrivata a destinazione per tempo, fece sellare il suo bellissimo cavallo bianco.

Arrivò dopo qualche ora al Palazzo Reale, ne attraversò i magnifici ed eleganti giardini finchè giunse dinanzi all'Eccelso Suare e Sua Maestà la Regina in tutto il suo splendore.
Le gambe iniziarono a tremare per l'emozione e per il timore di non essere all'altezza del suo sposo.
Quando vide suo nipote che le sorrideva.
Alzò gli occhi al cielo e vedendo quanto fosse vicino al suo volto capì che Leonardo era li, vicino a lei!
Spiegò di nuovo la pergamena, tirò un respiro trattendendolo ed iniziò la lettura cercando di recitare al meglio quei versi



Son duosiculo, è il tema
E' difficile! Che patema!
E per svolgerlo è il caso
Lo menar un poco 'l naso

Sul duosiculo carattere
Tosto voglio io riflettere
E per farlo qui m'agevola
Raccontare una favola.

Una storia io qui vi narro
Di un duello assai bizzarro
Poiché gettato è il guanto
Per chi sia il re nel canto

Io, io, sono il ver cantante
E con voce mia suadente
Tutto in melodia traduco
Son pur bello, sono ciuco

Chi, chi, chi! Fa eco il gallo
Senza dubbio, senza fallo
A me vittoria deve andare
Perché solo io so cantare

Ecco si fa avanti il porco
Tutto lercio, laido, sporco
Orsù udite sto stornello
Che vi canto io, porcello

Bè, bè, fermi un momento
Poichè qui il sol portento
Son qui io, capra barbuta
A me vittoria è dovuta

Me, me solo ascoltate
Che mie note son fatate
A chi scettro sia dovuto
È evidente, al bue cornuto

Ma un nitrito s'alza tosto
Da uno stallo là discosto
Mio cantar è vero sballo
Sono io, messer cavallo

Di 'sta storia la morale?
Noi per tratto ancestrale
Siam tutti abili a parlare
Molto meno ad ascoltare.



Dopo aver terminato si osservò intorno arrossendo impacciata sperando di non deludere il suo amato, chinò il capo salutando i nobili presenti, si voltò e incamminandosi lentamente con il cuore che le batteva fortissimo arrivò dinanzi al suo bellissimo cavallo
"Torniamo a casa che dobbiamo prepararci alla partenza mio caro"


Baghy1981 ha scritto:
Baghy era emozionatissima, il cuore le batteva forte in petto...era la sua prima "esibizione" in pubblico e sperava ardentemente che l'essenza di quei suoi versi arrivasse al cuore di quanti stavano lì ad ascoltarla.
Voleva trasmettere l'orgoglio di far parte del Regno delle Due Sicilie, per quanto sapesse a priori che mai nessun verbo avrebbe potuto descriver perfettamente un sentimento tanto nobile e profondo...



Le Muse cantando m'ispiran nel cuore
l'orgoglio, l'onore e tutto l'amore
che dal primo raggio delle sue aurore
mi incanta e strabilia di queste terre il loro tepore.

E nel mirar la spuma infrangersi contro i venti
mi sovvien com'essa rappresenti me, amci e parenti,
che dai tuoi, oh fratello di queste regie terre,
non sembran poi cotanto differenti.

Un unico grande regno
che ci accomuna in amore ed ingegno.
Sirene dal canto che è quasi un lamento
ma comunione d'intenti da gran portento.

Dall'Aquila reale
a quel prezioso diamante triangolare,
cresca la volontà di ogni dissapor saper spianare.

Spighe di grano che biondeggian sul suo territorio,
mar di cristallo che nel suo esser in tempesta
divenne eterno custode dei nostri padri ori, onori e gesta.

Possa il mio canto narrar senz' esser esitante
quanto nei cuor di ogni suo abitante
palpiti l'ardor e mai lo sdegno
di esser ora e per sempre figlio del prestigioso Regno.


Diros ha scritto:
La mattina del 6 novembre si risvegliò con fretta per raggiungere il palazzo di Napoli,dopo tanto viaggio in carrozza lo raggiunse verso le 18,55.Scese dalla carrozza ringraziando il mercante che gli aveva dato un passaggio,busso alla porta presentandosi e i cancelli del palazzo si aprirono.Delle persone lo aiutarono a raggiungere la sala dove si svolgeva il Certamen Coronario Regio II,aspetto il suo turno e si alzò dalla sedia si mise in centro della sala prese dalla tasca la pergamena dove era scritta la poesia e iniziò:




C'e' una bella terra
gettata nel mare
sembra una grossa pietra
poggiata per passare

Chi arriva ci si appoggia
ma non ci vuol restare
ognuno si approfitta
prende quello che ci pare

Quante dominazioni
quante sante parole
ma che lentezza poi
per decidere cosa fare

Pure io che ci sono nato
un giorno la lasciai
sono tanto lontano
e bramo per tornare

Vedere Sessa Aurunca
i frutti del frutteto
il castello dove sono nato
gli amici, il primo amore

Dentro questo nostro mare
c'e' un bel pezzo di terra
non e' una grossa pietra
ma uno splendido paradiso.


Dorotea ha scritto:
Tea piu voleva passare inosservata piu riusciva ad attirare su di se le attenzioni di tutti e... ancora una volta era in ritardo.
Non per indolenza o per sciatteria ma, ed ormai ne era convinta, il tempo seguiva un ritmo diverso dal suo.
Appena arrivata, si rese conto di essere fra gli ultimi.. deglutì si fece coraggio e timorosa avanzò verso la giuria ed iniziò



Tredici dialetti, una sola bandiera
marciano insieme da mane a sera,
non sono abruzzesi non son laburini
si dicono in coro duosiciliani!

Chi scende da monti, chi vive sul mare,
chi pesca chi taglia, chi è a coltivare,
con una passione, un solo pensiero
il nostro sovrano rendere fiero!

Se viaggi ed incontri gente straniera
incute timore la nostra bandiera
siam gente pacifica quieta e felice
ma se il Regno è offeso tempesta si addice!

Terra del sole che ai campi da vita
Terra di gente nobile e fiera,
Terra vassalla alla nostra Regina
Terra d'amare, Terra Duosiciliana!
Io sono figlia di questa terra
ne sono orgogliosa sia in pace
che in guerra!!


Fridal ha scritto:
Fridal approfittò per lanciare un messaggio di unità: il Regno è uno ma non deve dimenticare le identità provinciali che alcuni tiranni vogliono appiattire.

Chissà se tale messaggio sarebbe arrivato con pienezza.

E chissà se Fridal poteva partecipare a quel concorso o magari qualche comunicato ne avrebbe determinato la squalifica...



Tu lo vedevi sorgere ad oriente
io lo piangevo guardando ad occidente
tu lo vedevi che venìa dal mare
io dentro l'acqua lo vedo salutare

Eppure con dolcezza è stato a tutti
fonte di calore e vita per i frutti
in questo regno di tanta grande mole
siam tutti illuminati dallo stesso sole.

Qualcuno ci vorrebbe tutti uguali
senza capir che pagherem le spese
di un popolo che senza originali
non distingue tdl da un abruzzese

qualcuno penso che a qualunquismi
si possono limar le differenze
ma non capisce con quei suoi sofismi
che esse sono nostre conoscenze

Siam tutti uniti e ci vogliamo bene
godiamo noi del Regno con pienezza
ma ricordare sempre da dove si viene
può esser grande fonte di ricchezza

Non dobbiamo negare l'evidenza
di un sole che lì sorge e qua tramonta
solo capire che la differenza
ci rende più fratelli, non è un'onta

Quindi lo dico sul palmo delle mani
io son tidiellino e tu abruzzese
ma insieme siamo dei duosiciliani
diversi ma legati a sto Paese!


Rimmster ha scritto:
S' infrange l'Adria in spuma
della sua perla sull'arenil gentile,
Matrinum d' intensa bruma,
o Silva pontificata un primo dì d'aprile.

Risorgi le terre al mare,
verdi le tue pareti irsute, qua e là vedi un bacile,
ergi le croci sulle tue sante chiese, giammai avare,
e ad occidente scorgi, dall'alto ad ovest vòlto,
d'altr'onde e d'altre coste l'intenso mareggiare.

Oh suol natìo mio patrio, il riso tuo t'hanno tolto
con quel disìo dell'homo ch'al bene suo soltanto mira
e d'infangar le gesta del popol tuo stravolto
non solo non disdegna bensì piuttosto aspira.

S'affranchino le gesta di chi intelletto usa,
s'affoghino le gole di chi soltanto annaspa,
risorgano gli auspici di terra in frattellanza:
degli inferi fia censo chi in seno tuo cospira!

La veritate, il Cielo, al popol tuo l'ispira,
Nel cor tuo batte il nostro, l'ardor mai fu abbastanza,
I traditor nei tini, a capo ingiù, di graspa,
All'alma mea tu sola , oh Patria, sempre infusa.


Suare ha scritto:
Suare guadagnò frettolosamente il palco, i poeti in gara avevano terminato e bisognava interpellare il pubblico in merito ai versi che più gli erano stati graditi. Aveva ascoltato con piacere il ministro Rimmster che aveva voluto recitare un componimento davvero molto bello. Il Magister si avvicinò all'uomo illustre e fece reverenza.

Gentile Ministro, non sapevo vi dilettaste con la poesia! O forse è qualcosa di più di un semplice diletto? Vi prego datemi il tempo di annunciare che il voto popolare è aperto e poi potremo discuterne con calma.

Fece un sorriso d'intesa allo stimato diplomatico e poi si rivolse al pubblico.

Popolo Duosiciliano,
sei chiamato a dare la tua preferenza riguardo i componimenti presentati al Certamen Coronario II.
Il voto da te espresso avrà un valore di 12 punti che in caso di parità tra più componimenti verranno divisi equamente.
Al contempo si esprimerà la giuria tecnica del "Convivio degli Artisti" ed infine la nostra Regina. Votate dunque gente per acclamazione ed ogni volta che messer Tancredi pronuncerà il nome di uno di loro fate sentire la vostra voce se pensate che abbia scritto i versi migliori!


Detto questo si mise in disparte e lasciò il palco all'amico poeta.


Tancredi_rosso ha scritto:
Tancredi subentrò al "Magister" sul palco, e, dopo averlo ringraziato, si rivolse alla platea e disse:

"Popolo delle Due Sicilie, hai ascoltato tutti i poeti di questa manifestazione, spero che i loro versi ti abbiano entusiasmato. Ora però spetta a te pronunciarti.
Io dirò il nome di ognuno dei partecipanti, e voi, cittadini, esprimete il vostro gradimento; acclamate colui che più vi ha deliziato con i suoi versi, fate salire le vostre voci affinché egli abbia il riconoscimento che secondo voi merita!
"

E così dicendo pronunciò uno ad uno i nomi di tutti i gareggianti, Per ognuno, la folla esprimeva il proprio entusiasmo. Ogni singolo spettatore cercava di far salire il fragore il più possibile quando veniva chiamato il suo poeta favorito.
Ma fu chiaro che l'acclamazione raggiunse il culmine, quando Tancredi ebbe pronunciato un nome in particolare: Leonardo Arcadio Ferrante, "Learco", come da tutti era conosciuto. Il clamore assordante aveva invaso la residenza regale e sembrava reclamare il proprio prescelto.

Tancredi attese che il pubblico si fosse calmato, invitandolo a fare silenzio. Poi annunciò:

"Popolo, hai fatto la tua scelta, hai eletto il tuo artista favorito: Leonardo Arcadio Ferrante..." e ancora tumulti, ovazioni, grida, che pian piano scemarono "ad egli, dunque, come da regolamento, spettano 12 punti; ma la manifestazione non si è ancora conclusa. Essa non ha ancora un vincitore. Il voto ora spetta al Convivio degli Artisti che rappresenta la giuria qualificata di questo concorso e di cui io stesso faccio parte. Un attimo di pazienza quindi vi chiedo, perché possa essere elaborato il verdetto e infine dichiarato a tutti voi".

Si inchinò e lasciò il palco per partecipare alla votazione.


Suare ha scritto:
Il brusìo del pubblico non disturbava il confronto che già stava avendo luogo tra i membri del "Convivio degli Artisti" Duosiciliani.
Non era mai facile dare un giudizio che rendesse ad ognuno il giusto merito, soprattutto quando non era possibile seguire soltanto l'istinto ed il gusto personale ma anche dei criteri di stile e abilità tecnica nella costruzione dei versi e del componimento tutto.
Tuttavia la poesia che fin da subito era sembrata più meritievole fu anche quella che alla fine venne scelta dai rappresentanti delle arti a Palazzo di Napoli.

Così Suare Lanfranco Cicala, Magister del Convivio, si fece avanti e raggiunto il palco si rivolgeva al pubblico e alternativamente alle istituzioni che presenziavano rivestendo il Certamen Coronario poetico di una luce più intensa.

Vostra Maestà, Ministri del Regno, Popolo Duosiciliano,
il "Convivio degli Artisti" ha ritenuto più meritevole di ricevere la propria approvazione chi con maggiore maestria di stile ha unito i ritmi e il suono della parola al suo potere evocativo e attraverso di essa ha saputo fornire una visione personale, metaforica e al contempo incisiva del tema proposto. La capacità del buon poeta consiste proprio nel saper unire la musicalità, i significati e i tempi del linguaggio con i contenuti, le emozioni e la bellezza di ciò che viene rappresentato.


Per tutti questi motivi e senza nulla togliere a gli altri ottimi partecipanti che ci hanno davvero deliziato con i loro componimenti il "Convivio degli Artisti" assegna i 12 punti messi in palio, pronunciando dunque il suo voto, a favore di messer

Leonardo Arcadio Ferrante detto "Learco"


congratulandosi con lui per la sue capacità artistiche e compiacendosi del fatto che la scelta popolare abbia coinciso con quella di una giuria tecnica.

Detto questo il Magister del Convivio si congedò andando a riprendere il proprio posto tra i suoi colleghi e lasciando la parola all'amico Tancredi.


Tancredi_rosso ha scritto:
Tancredi, sorridendo a Suare, si diresse in fretta verso il palco, soddisfatto di come stava andando l'evento.
Poi, ormai a suo agio di fronte al pubblico dopo la timidezza del suo esordio, incoraggiato dalle felici esibizioni dei poeti e dal calore della platea, si rivolse agli astanti chiedendo silenzio con lo sguardo:

"O Popolo, che sei accorso qui per assistere a questo memorabile avvenimento di cui narrerano un giorno gli storici, siamo giunti al momento conclusivo.

I poeti hanno recitato i loro versi, voi tutti li avete uditi, avete votato per loro, i membri del Convivio hanno fatto altrettanto. Entrambe queste giurie, quella popolare, di tutti voi, come quella qualificata del Convivio, hanno espresso la stessa preferenza indicando l'opera Leonardo Arcadio Ferrante, il quale ha così ottenuto finora 24 punti.

Il nome di "Learco" ha risuonato a lungo in questo luogo e probabilmente molti di voi non aspettano altro che sia dichiarato vincitore.
Ma ciò non è ancora possibile, perché nessuno potrà uscire trionfatore dal Certamen Coronario finché non si sarà pronunciata la nostra Sovrana.

Preparati dunque, o Popolo, ad ascoltare il verdetto di Colei che rappresenta il Regno intero: Sua Maestà la Regina!
"

E, con un inchino per omaggiarne l'ingresso, si tirò in disparte per attendere la parola della Sovrana.


Suare ha scritto:
Ma la Regina non arrivò. I rappresentanti delle istituzioni Regie erano improvvisamente svaniti e il pubblico che attendeva Sua Maestà era diventato parecchio impaziente. Dopo un tempo che sembrò a tutti interminabile, Suare, Magister del Convivio, guadagnò il palco trafelato e si rivolse alla gente che d'un tratto ammutolì.

Ebbene popolo Duosiciliano, mi scuso per l'imperdonabile attesa ma purtroppo siamo venuti a conoscenza di un fatto di estrema gravità.

Il poeta si fermò pochi secondi per riprendere fiato.

Un evento tragico ha segnato questa occasione di festa e di celebrazione dell'arte che purtroppo non avrà l'epilogo che ci aspettavamo. Io stesso stento ancora a crederci e mi mancano le forze per darvi questa triste notizia.

Guardò la folla costernato e riprese.

La nave su cui viaggiavano alcuni nostri concittadini, tra cui il vincitore di questo concorso che molti di voi conoscono come Learco, è stata affondata! I passeggeri non hanno avuto scampo, men che meno il poeta che voi stessi avete indicato come vostro preferito e per il quale anche Sua Maestà la Regina aveva espresso voto favorevole.
Non conosco al momento i dettagli di ciò che è avvenuto ma son certo che presto saranno noti a tutti. In segno di rispetto per le vittime dell'accaduto credo sia il caso di interrompere il concorso attendendo istruzioni da parte di Sua Maestà.
Sono mortificato di dovervi congedare in questo modo ma per adesso possiamo solo ritirarci in preghiera e rivolgerci all'Altissimo affinchè guidi le anime dei nostri fratelli verso la luce.


Era evidente che Suare non aveva la forza di proseguire. Troppo scosso da quell'evento luttuoso e profondamente turbato da come si era concluso uno dei pochi momenti di poesia di cui l'amato Regno poteva godere, si ritirò scusandosi ancora tra mille inchini ed infine scomparendo anch'esso dentro al Palazzo di Napoli.


Tancredi_rosso ha scritto:
"Sono vivi!" esclamò Tancredi dirigendosi sul palco visibilmente eccitato. Poi rivolgendosi al pubblico disse: "Cittadini del Regno, avete udito poco fa le tristi parole del buon Suare, ma vengo a portarvi una notizia insperata, giacché coloro che voi credevate morti sono invece, grazie al Cielo, sopravvissuti, malgrado le ferite riportate. Proprio in questo momento, mi è giunta una missiva da parte vincitore del concorso che mi ha incaricato di recpitare, la quale prova quanto vi ho appena detto":



A Sua Maestà Aliseo Della Brunetta, Regina del Regno delle Due Sicilie

E per conoscenza:
Ai Membri del "Convivio degli Artisti" Duosiciliani,
A tutti i cittadini del Regno,

Io, Leonardo Arcadio Ferrante, al secolo Learco, scrivo a Voi, Maestà, e, per Vostro tramite a li membri tutti del "Convivio degli Artisti" Duosiciliani e a li cittadini del Regno per ringraziare dell�altissimo onore che ho ricevuto nell'avere goduto della Vostra graziosa attenzione a li umili versi che hanno tratto vita da la mia penna.
La poesia è qualcosa che accompagna il mio vivere fin dalla mia più tenera età e sono oltremodo felice che la mia Patria sappia generare così tanti figli di Calliope, Euterpe ed Erato, come i partecipanti al concorso tutti hanno così ampiamente dimostrato.
Vi prego di volere scusare la mia assenza, Maestà, dalla cerimonia che so che avevate previsto, ma purtroppo sono costretto a letto per altri 43 giorni, dopo che, con vile e proditorio attacco, la nave della mia adorata moglie, Beatrice Cenci, nota come Lorely, ha fatto naufragio, trascinando con sé passeggeri ed equipaggio.
Nel chiedere venia per queste poche e fugaci parole che la mia malattia solo mi concede di vergare, ringrazio ancora Voi, i membri tutti del "Convivio degli Artisti" Duosiciliani e tutti coloro che hanno voluto concedermi l'altissimo onore del loro voto e Vi saluto con devozione.

In fede

Leonardo Arcadio Ferrante



"Dunque, credo di esprimere il volere di tutti i buoni cittadini di questo Regno se chiedo a Sua Maestà di riconoscere lo stesso il premio al legittimo vincitore di questo conocorso, in modo che, oltre a sottolinearne il merito, possa servire da incentivo morale per una completa guarigione".
E, pronunciate queste parole, si ritirò con un inchino.


Aliseo ha scritto:
Aliseo , dapprima sgomenta per la notizia del vile attacco alla nave Selene, e la perdita della stessa con tutti gli imbarcati , sospirò di sollievo sapendo l’equipaggio in salvo seppur gravemente ferito , e con essi anche Leonardo Arcadio Ferrante detto “Learco” vincitore del concorso scelto all'unanimità. Così mentre la folla euforica per la notizia tornava a radunarsi nella piazza,Aliseo avvolta nel suo mantello scese da cavallo , salì sul palco , avvicinandosi e salutando i membri del Convivio che tanto si erano prodigati per il successo della manifestazione.
Si rivolse alla folla e proferì verbo

Oggi, giorno di gaudio, la notizia più bella che posso annunciarvi,
in seguito alla tragedia avvenuta, è che i membri dell’equipaggio della nave Selene si sono salvati, compreso il nostro Leonardo Arcadio Ferrante detto “Learco”. Credo sia la gioia più grande. Posto che il nostro Learco non può essere qui presente per le sue gravi condizioni a seguito di quanto accaduto, faremo in modo che il premio che gli spetta, gli sia consegnato presso la sua dimora e non appena si sarà rimesso lo attendiamo a Palazzo Reale di Napoli, per consegnargli le chiavi e affinchè possa accedere di diritto alla sala del Convivio degli Artisti.
Onore e Gloria per questo Poeta che ha saputo attraverso una favola, raccontare un grande principio al quale tutti noi dovremmo sempre fare fede, quello di coltivare l’ascolto verso il prossimo



Dopo queste parole, Aliseo si congeda e invita i membri del convivio a seguirla tra la folla esultante, per gioire con loro e tutta la folla riunita e festeggiare la lieta novella


Suare ha scritto:
Suare, colmo di gioia seguì la sua Regina esultando insieme alla folla.
I canti, i balli e i festeggiamenti iniziarono immediatamente.
Il vincitore era stato incoronato "Poeta di Corte" da Sua Maestà ed era entrato di diritto presso il "Convivio degli Artisti" a Palazzo di Napoli.
Nonostante non fosse lì presente Suare era convinto che presto lo avrebbe incontrato di persona.


Tancredi_rosso ha scritto:
Tancredi non aveva mai visto uno spettacolo del genere. Tutta una folla in festa, esultante, che seguiva la scorta della Regina. Avrebbe voluto dire qualche parola per ringraziare tutti i partecipanti e complimentarsi con loro, e con lo stesso Suare, grazie al quale era stato possibile tutto questo, ma ormai era impossibile, la folla lo aveva letteralmente travolto e veniva trascinato come da un fiume in piena.
Poi intravide il "Magister" a pochi passi da lui, si avvicinò a fatica, sopportando gli urti e le spinte da tutte le parti e gli disse:
"Non ho ancora avuto modo di ringraziarti, amico mio, ho avuto l'onore di presentare un così grande evento e questo lo devo a te..." Poi lo perse di vista, nella calca e non potè fare altro che abbandonarsi allo scorrere, lento e inesorabile, del popolo, Quel popolo per secoli tenuto nelle tenebre dell'ignoranza e che ora partecipava a un così importante avvenimento culturale. Forse, un giorno lontano - pensava - quel popolo avrebbe avanzato ancora, tra le tenebre, verso nuovi insperati orizzonti...
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Certamen Coronario II "Essere duosiciliano" - 6 Novembre 1459
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