Seedorf concluse l'iter di alcune pratiche amministrative, si alzò dalla sedia e varcò la porta del suo ufficio, tirandosi la porta.
Uscì dal palazzo comunale di Sora e investito dall'aria gelida, che gli rattrappì le mani, a passo veloce si recò nella sede del palazzo Reale.
Giunto all'ingresso, si avvicinò ad una delle guardie in servizio di vigilanza fuori il palazzo e gli disse.
Sono l'Araldo Regio di Sora ed ecco il mio permesso di ingresso a palazzo.
Gli mostrò la missiva della Coordinatrice Araldi Regi del Regno delle Due Sicilie e la guardia, riconosciuta la firma, picchiò alla porta con la lancia, per far si che fosse aperta.
Gli venne incontro un inserviente di palazzo, riconoscibile dal suo abito con i colori duosiciliani, ed egli lo seguì per ampi corridoi, finché non raggiunsero una stanza, dove quello gli fece segno di attendere.
Quivi prese posto ed attese di essere convocato.